“psiq – Salute Mentale – Istruzioni per l’uso”: recensione e highlights

Era lunedì, e avevo deciso di smettere.

Non per morale, ma per curiosità. Cinque giorni dopo, il corpo chiedeva la sua dose.

Una volta mi accadeva con l’alcol. Più di recente è successo con cannabis, caffé e cellulare.

Di lunedì ho iniziato le mie strisce di astinenza. Dopo vari tentativi le ho trasformate in indipendenza. E ci sono riuscito tutte e tre le volte perché ho trovato qualcosa di più eccitante e utile.

La mente ha virato su un’altra, più sana ossessione: i libri.

Il vizio più serio che mi è rimasto è leggere (e lo chiamo vizio perché lo cerco ogni volta che non sto lavorando o passando tempo con moglie e figli).

In questo caso, ho deciso di buttarmi nel curiosamente titolato “psiq“, del Dottor Valerio Rosso.

E dopo un po’ è bastato il libro per rinforzare alcune delle ottime scelte fatte.

L’ho letto come si ascolta un medico che non vuole curarti, ma spiegarti cosa significa essere vivo.

Ho passato 10 anni a costruire sistemi che funzionano: aziende, immobili, flussi di reddito, persino abitudini quotidiane misurate in minuti. Ma nessun sistema economico, per quanto efficiente, può garantire la salute mentale. È lo stress invisibile a consumare silenziosamente ogni struttura.

In questo “librone” ho trovato spunti utili per proseguire nell’evoluzione come individuo – da condividere con amici e famigliari.

È stato un importante input a meditare meglio. Mi ha spinto ad ascoltarmi con più attenzione, evitando di procedere col pilota automatico. E a mettere in questione il modo in cui il malessere attorno a me viene concepito e affrontato.

Ma da autore ed editore a mia volta, ho notato anche alcuni aspetti che potevano essere impostati meglio.

Chi è Valerio Rosso e perché ho comprato il libro

Attorno al 2023 fa ho iniziato a seguire il Dott. Rosso su YouTube.

L’algoritmo mi ci aveva portato – se la memoria mi assiste – dopo alcuni video su come smettere di bere caffé. La qualità e autorevolezza con cui ha trattato quel tema sono risultate persuasive rispetto a nomi anche più famosi.

Ero felice di aver trovato un contraltare italiano alla potenza divulgativa di Andrew Huberman o Peter Attia.

A differenza di questi podcaster – ai vertici mondiali nella categoria salute – Rosso è in primis un clinico. È uno psichiatra cinquantenne che – da quanto mi risulta – ha lavorato a lungo e ancora lavora nelle Asl tra Liguria e Piemonte.

Il mio interesse è aumentato quando poi ho scoperto che sua sorella, purtroppo scomparsa, è stata dirigente di Malattie Infettive all’Ospedale pubblico di Genova pochi anni prima che ci arrivasse – in specializzazione – la mia allora fidanzata (e attuale moglie) Paola.

Rosso va rispettato perché è tra i pionieri della divulgazione medica su YouTube Italia (e prima ancora sul suo blog e podcast). Ha capito presto le regole della comunicazione (strategia, SEO, continuità ecc) e quindi è normale che sia diventato il punto di riferimento nella categoria “psichiatria e salute mentale”. Su quanto ha realizzato finora – centinaia di approfondimenti e pochi messaggi ben affilati che tanti hanno bisogno di sentire – penso si possa solo dire bene. E il libro rinforza l’opinione che ci si può fare dai suoi video.

Oltre alle credenziali scientifiche e lavorative, gli fa onore anche il focus sulla gratuità della prevenzione. E a pensarci bene, le menti più sveglie useranno questo libro per risparmiare migliaia di euro (se non forse anche più) in sostanze e abitudini dannose – e poi spese sanitarie per correre ai ripari.

In questo psiq: Salute Mentale: istruzioni per l’uso – pubblicato a inizio 2023 – l’aspirazione del Dottore non era creare un libro tecnico, bensì divulgativo. E ci è riuscito. Il linguaggio non è da addetti ai lavori, ed evita accuratamente l’impersonalità del gergo medichese. Sembra invece proprio una trascrizione dei suoi video, colloquiali e diretti.

Ci sono solo 6 problemi

1 – La grossa testa pelata in copertina

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Se davvero – come enuncia – questo vuole essere un progetto di ampio respiro, che porta “la salute mentale moderna alle masse”, allora perché mettere la propria faccia al centro? È una scelta purtroppo che non contrasta l’elitismo dei suoi colleghi, ed è purtroppo in linea con lo stile antiscientifico e pacchiano degli stessi fuffaguru che critica.

Da comunicatore, ghostwriter e marketer, mi ha ricordato la richieste che molti clienti professionisti e imprenditori han fatto negli anni: propria faccia in evidenza, perché il libro in fondo è in primis auto-promozione.

Dunque l’incoerenza tra missione nobile e universale e faccia ben in evidenza tanto davanti quanto nella quarta di copertina stona.

2 – L’assenza di versione digitale

Quando ho comprato il libro sono stato costretto a prendere il cartaceo. Era l’unica opzione disponibile. Non bene, dato che non avere la versione Kindle mi ha ritardato molto nel poter leggere. La sera infatti non tengo luci accese per non dar fastidio a moglie e figli. Ma l’aspetto più fastidioso è che questa è la classica manipolazione (tipica del marketing che lui stesso critica tanto): mettere tutto in un grosso librone di carta, che “invade l’ambiente” e quindi “viene rispettato di più”.

Il rimando ovvio è ai testi scolastici e universitari. Ma è una pratica desueta, e specialmente incoerente se si vuole portare avanti la missione che il Dottore dice di perseguire. Se vuoi arrivare a quante più persone possibile e favorire la loro educazione in materia, perché non pubblicare la versione elettronica (e farlo anche su altre piattaforme come Kobo, Google, Apple ecc.)?

3 – L’assenza totale di revisione

È palese che non sia stato fatto un editing professionale.

Questo è un vizio originale che ancora una volta accomuna il Dottore a tanti markettari che si auto-pubblicano (tra cui includerei me stesso, se non fosse che sono consapevole di questi errori e nelle pubblicazioni a mio nome li ho accuratamente evitati).

A tratti, la presenza di refusi o formattazione casuale fa pensare che il Dott. non si sia curato affatto di rileggere prima di inviare ad Amazon la copia per la stampa.

La mancanza di revisione denota cattive scelte editoriali, che si tramutano poi in altri problemi.

4 – Il costante ripetersi.

Le introduzioni ridondanti, che non aggiungono nulla e – ancora una volta – fanno pensare si tratti di una mera trascrizione di video registrati a braccio seguendo uno schemino. Non quello che ti aspetti da un libro, che in quanto prodotto (pagato dai clienti e non dato gratis per monetizzare indirettamente tramite le ads) dovrebbe rappresentare la versione più raffinata e precisa del tuo pensiero.

5 – La brutta abitudine di dare del “voi”.

Questo potrebbe essere considerato un errore in YouTube, ma non mi permetto di criticare tale livello dato il successo del Dottore. E il peggio è che a tratti il punto di vista passa improvvisamente alla seconda persona singolare (“fidati” o “prova da te”), per poi ritornare al plurale.

Il punto è che ogni bravo comunicatore moderno sa che dall’altra parte del mezzo da lui scelto NON ci sono mai due o più persone. Sempre e solo UNA, o comunque una alla volta. Sia che tu posti un video da guardare al cellulare che scrivi un libro, la regola base è dare del tu.

Parlare come se si fosse davanti a una platea dal vivo (in webinar o in carne e ossa) è decisamente fuori luogo, e contribuisce a creare distanza. Perché, dai tempi di Dale Carnegie (The Art of Public Speaking, 1930) anche chi fa l’oratore in eventi live sa bene che conviene sempre parlare alla singola persona. Mai trattare il pubblico come un’unica massa indistinta.

6 – L’impaginazione in caratteri enormi.

Il “tomo” che mi è arrivato per posta è pesante, scomodo anche da tenere in mano. Ci sono circa 470 pagine di testo vero e proprio, più altre 100 di fonti e bibliografia. Non c’era affatto bisogno. La missione divulgativa meritava un taglio netto e un restringimento per aumentare la user experience. D’altronde si tratta di un lavoro non tanto differente da quello che un video-editor deve fare sui dei filmati (come il Dottore sa bene, visto che non pubblica video di ore e ore…)

Non credo se la passi tanto male, quindi perché non pagare un editor? O prendersi un po’ più di tempo per fare un prodotto più professionale?

Mi viene da pensare agli stereotipi sui genovesi… Ma scherzi a parte, doveva essere consapevole dell’amatorialità dell’approccio editoriale, tanto che all’inizio del libro chiede scusa in anticipo. E invita i lettori a segnalargli i difetti.

Eppure perdoniamo – per gli insegnamenti

Questi difetti appena elencati sono sì fastidiosi, ma non molto rilevanti per quello a cui serve un manuale:

informarci e darci strumenti pratici.

Meglio ancora se ci stupisce e porta a fare riflessioni (e/o scelte) che altrimenti non avremmo mai fatto.

In questo il Dott. Rosso è un maestro.

Un vero persuasore sa infatti provocare, sfatando luoghi (e miti) comuni. Argomenta la sua pars destruens, per poi passare a costruire una soluzione credibile e praticabile.

Per questo credo che chiunque ci tenga alla propria salute mentale – e a quella dei propri cari – dovrebbe comprare (e leggere attentamente) psiq.

La gente sta male

Di persone che soffrono – e si comportano in maniera folle o aggressiva – pare ce ne siano sempre di più. È un assunto che tutti penso possiamo considerare vero, almeno in via aneddotica. L’ho sentito oggi dalla parrucchiera, e mi capita di pensarlo ogni volta che apro i feed social e YouTube.

Non serve essere medici per sentire che qualcosa si è incrinato nel modo in cui si vive in Occidente. Basta guardarsi intorno: adolescenti esausti, adulti apatici, anziani isolati. I dati che Rosso riporta non fanno che confermare ciò che molti di noi vedono senza riuscire a nominare.
Oggi, in Europa, un adolescente su cinque tra i 10 e i 19 anni pratica forme di autolesionismo. Uno su sette manifesta disagio mentale. E, dopo il Covid, il suicidio è diventato la prima causa di morte tra i 15 e i 25 anni. Non incidenti, non droga, non malattie rare. È la mente che cede.

Rosso non scrive per spaventare ma per ricordare che la mente è parte del corpo sociale, e quando la società si ammala, i sintomi emergono nei singoli.

“La schizofrenia riguarda l’1% della popolazione mondiale, la depressione il 5%, il disturbo bipolare il 4%, l’alcolismo fino al 20%.”

Ma sono numeri che, letti insieme, parlano di un’unica epidemia invisibile: quella della disconnessione.

“Il 50% dei disturbi mentali si manifesta entro i 14 anni e il 75% entro i 24.”

Vuol dire che la malattia mentale non arriva con la vecchiaia, ma con la crescita.
Vuol dire che qualcosa, nella formazione della mente collettiva, si sta spezzando troppo presto.

Poi c’è il “danno esistenziale”: non quello che si misura con le risonanze o i test, ma quello che ti porta a smettere di desiderare. Rosso lo definisce come “le conseguenze che un disturbo ha sulla possibilità di avere relazioni appaganti, di mantenere un lavoro dignitoso, di contribuire allo sviluppo della società.” È ciò che ti toglie il senso di appartenenza, e con esso la voglia di partecipare alla vita.
Non è una statistica, ma la sostanza stessa della disperazione moderna.

Ciò che colpisce non è solo la quantità dei numeri — 800.000 suicidi l’anno nel mondo, uno ogni 40 secondi — ma la loro normalità. È come se fossimo diventati insensibili al dolore mentale, finché non diventa notizia.
Il Dottore scrive: “Spero che stiate iniziando a capire che sapere, comunicare e curare sono la stessa cosa.”
E forse è proprio qui il punto. Non si tratta di “capire la malattia”, ma di riconoscere la persona dietro il sintomo.

“Non pensate a un pazzo,” conclude, “ma ai milioni di persone inconsapevoli che non riescono ad accedere alle migliori informazioni e cure.”
Il problema non è solo clinico: è culturale. Viviamo in un’epoca in cui la salute mentale è la nuova frontiera della libertà. E ignorarla, come fa notare Rosso, non è solo pericoloso. È disumano.

Un’anteprima in pillole

Questo libro piacerà a chi vuole evitare di perdersi tra migliaia di video (e pubblicità) su YouTube. Consiglio di leggerlo, rileggerlo, e applicarlo. Perché è un percorso completo di formazione personale sulla salute mentale, scritto da un medico che ha scelto di parlare come un essere umano.
Nelle sue 550 pagine, il Dottore costruisce un ponte fra neuroscienze e vita quotidiana: un linguaggio accessibile, basato su “una costante e scrupolosa raccolta di informazioni basate sulle migliori evidenze scientifiche”, ma tradotto “in modo che chiunque possa capirlo e applicarlo”.

Cosa c’è dentro? Cinque grandi sezioni.

La prima, introduttiva, chiarisce l’obiettivo del progetto: un programma di evoluzione personale e di prevenzione, rivolto non solo ai pazienti, ma a chiunque voglia comprendere meglio come funziona la mente umana. Rosso parte da una critica alla psichiatria tradizionale — “spesso ferma alla prescrizione di farmaci e alla classificazione dei disturbi” — e invita a una visione integrata, “bio-psico-sociale”, dove corpo, ambiente e relazioni contano quanto la chimica cerebrale.

La seconda parte, La Sofferenza Mentale, affronta i disturbi uno per uno: depressione, ciclotimia, disturbi di personalità, ansia, ossessioni, dipendenze, fino all’autismo e ai disturbi alimentari. Ma invece di descriverli come “malattie da guarire”, li presenta come manifestazioni diverse di un disagio più profondo, spesso legato allo stress cronico e a condizioni di vita disfunzionali. Qui il Dottore mostra anche casi reali: uomini e donne che in certi contesti — come il piccolo paese di montagna che racconta — trovano un equilibrio possibile, mentre in altri sarebbero destinati al TSO.

La terza parte, Interventi di Aiuto in Salute Mentale, spiega dove e come cercare supporto: terapie, psicofarmacologia, psicoterapia, riabilitazione. Ma l’accento resta sul fatto che non si può delegare la propria salute mentale. Serve partecipazione attiva.

La quarta parte, Lifestyle Psychiatry, è forse quella più innovativa. Rosso la definisce una “nuova area emergente della psichiatria” e la fonda su cinque pilastri: attività fisica, alimentazione, igiene del sonno, eliminazione delle dipendenze e regolarizzazione dello stress. In pratica: una medicina della quotidianità.

Infine, Il Futuro della Psichiatria guarda avanti: dalla rivoluzione digitale (con l’uso dell’intelligenza artificiale e delle piattaforme educative) alle nuove frontiere della ricerca psichedelica e “psicobiotica” — il legame tra microbiota intestinale e salute mentale.

Questo è un progetto di evoluzione personale e di formazione nel campo della salute mentale… un corso aperto a tutti, da leggere in sequenza per ottenere il massimo.

Leggere, riflettere e discutere

Ho letto il libro nell’arco di un mesetto, e nel frattempo colto occasione più volte per discutere le sue idee con mia moglie e vari amici.

Come il 2023 e il 2024 li avevo dedicati a imparare e praticare gli investimenti immobiliari, a inizio 2025 mi sono dato come obiettivo di curare la mia salute mentale. A beneficio del sottoscritto, ma soprattutto di moglie, figli, clienti e amici.

Come sempre, parto dallo studiare il più possibile, cercando al contempo di applicare una strategia alla volta, per testare e poi sviluppare nuove e migliori abitudini.

Leggere Romagnoli, collega e socio di Rosso, mi aveva già confermato che finché uno è funzionale, non ha bisogno di andare in terapia. Può prevenire problemi seri e ridurre i disagi aumentando le proprie conoscenze.

Tale idea ha trovato conferma nel primo “segreto” che il Dottore rivela all’inizio:

“Quello che la maggior parte della gente non sa è che se tutti possedessero buone conoscenze e se fossero in grado di utilizzare alcune strategie, il rischio di sviluppare una qualche forma di disagio mentale potrebbe essere notevolmente ridotta”

La promessa di aumentare la propria consapevolezza, e sviluppare un know-how è abbastanza per convincere a immergersi nelle tante pagine di questo libro. Perché in realtà sono una scorciatoia rispetto ai contenuti sparsi sulla rete.

Il Dott. Rosso vuole portarci ad agire. Perché “di fronte a disturbi mentali cronicizzati o comunque trascurati per mesi o anni, le possibilità di applicare cure efficaci e definitive diminuiscono.”

Il ruolo dei medici dovrebbe dunque essere non solo quello di fare clinica, ricerca e formazione continua, ma appunto anche di comunicare. Per quanto tale lavoro non venga insegnato nelle scuole di Medicina, né in quelle di specializzazione, è sempre più importante. Anche per evitare che tanta gente finisca nelle mani di “guru, santoni, iridologi, omeopati, naturopati, esorcisti e chi più ne ha più ne metta”.

Dalla neurodiversità al superamento delle dipendenze

Su questo blog (e offline) per tanti anni ho coltivato un percorso di crescita personale. Ma non lo considero certo terminato.

Per esempio, mi è piaciuto capire meglio il concetto di neurodivergenza, dopo aver ascoltato alcuni ottimi podcast del Post. E mi ha confortato capire che molte persone che hanno cambiato il mondo in meglio, nei secoli, erano considerate strane o bizzarre. Alcune avevano problemi mentali seri.

Ancor più valida credo sia la “crociata” del Dott. Rosso contro l’alcol. Un discorso che mi trovo a fare spesso anche con amici medici, che sono consapevoli del fatto che si tratti di un veleno – senza alcun beneficio per la salute – ma ricascano nel consumo per il marketing massivo e la pressione sociale che circonda anche loro, come chiunque.

Mentre leggevo, avevo ormai superato i 3 anni da che ho smesso completamente. Un cambiamento radicale. Non sono nuovo a svolte di tale ordine nella vita, per via della mia mentalità:

Ogni volta che capisci di essere dalla parte della maggioranza, fermati e rifletti”. – Mark Twain

Il diventare “astemio” è stato un cambiamento speciale per me, che ho bevuto il primo cicchetto all’età di 10 anni, e collezionato bottiglie di whiskey fino al 2022.

In questo libro ho trovato poi molte definizioni interessanti, come quella “larga” di psicofarmaco – tra cui per es. va incluso anche il caffé. E di dipendenza (che include gli smartphone).

E ancora più utili sono i pilastri, che mi hanno confermato di essere sulla strada giusta, dato che:

  • mi alleno almeno 3-4 volte a settimana – mischiando attività aerobica e anaerobica
  • non fumo tabacco e ho smesso tempo fa pure con la cannabis
  • ho un rituale quotidiano di meditazione e rilassamento (tramite qi gong e respirazione profonda)

Utile anche per chi “sta bene”

Non sono uno psichiatra, e non ho mai avuto un TSO. Ma ho amici che sì. E negli ultimi anni ho visto il malessere crescere intorno a me, quasi come un’inflazione invisibile: un po’ in tutti, un po’ ovunque. È per questo che certe idee mi sono sembrate subito chiarissime. Non servono lauree per capire quando qualcosa, nel modo in cui viviamo, non funziona più.

Rosso parla di una “visione complessa ed olistica dell’essere umano”. Spiega che non si può ridurre la mente a un meccanismo da aggiustare con “un singolo farmaco”. Dice: “In psichiatria non esiste alcuna forma di disagio mentale che si possa risolvere con un singolo farmaco.” E insiste: la vera rivoluzione sarà “l’integrazione delle conoscenze”, perché “non esiste divisione tra mente e corpo”. È una frase semplice, ma basta leggerla due volte per rendersi conto che, se fosse davvero compresa, cambierebbe tutto: medicina, scuola, lavoro, perfino il modo in cui ci parliamo.

A colpirmi è la lucidità con cui Rosso sposta il fuoco dalla malattia alla prevenzione. Scrive che la salute mentale “rappresenta un processo continuo e che dura tutta una vita, basato sulla costante revisione dei nostri comportamenti, del nostro stile di vita, del modo in cui ci relazioniamo agli altri e dell’ambiente in cui siamo immersi.” Non c’è tono spirituale né moralismo: solo una domanda, diretta e spiazzante. “Sto facendo tutto il possibile per stare bene?”

Io quella domanda me la sono posto davvero. E la risposta, onestamente, è quasi mai sì.
Perché anche se non prendi psicofarmaci, puoi vivere da tossico: di stimoli, di lavoro, di obiettivi. O come tanti, succubi di alcol, cibi processati e “goccine” (benzodiazepine). La causa profonda è spesso lo stress nascosto, quello che non manda in ospedale ma ti tiene in apnea per anni.

Il libro poi si fa più critico, e qui la voce di Rosso si avvicina alla mia. Dice che “il lavoro dello psichiatra rappresenta una palestra spietata per chi ha commesso l’errore di pensare che bastasse conoscere bene le linee guida, la psicofarmacologia, la psicoanalisi.” Denuncia i colleghi che “non studiano più, che hanno perso la curiosità e la voglia di aiutare la gente che si rivolge a loro.” È una frase dura, ma mi è sembrata onesta. Quell’automatismo lo vedo in ogni mestiere, anche nel mio: gente che lavora da anni, ma “sono trent’anni che fa scemenze”.

La parte più potente è quando smonta il mito del genio solitario. Dice che “il grande problema della psichiatria è riconoscere che il disagio mentale è un evento complesso di natura bio-psico-sociale, che raramente potrà essere risolto da un singolo professionista.” Serve un’equipe, serve cooperazione. La salute, come l’arte, è un lavoro collettivo.

E poi arriva alla “psichiatria dello stile di vita”. In pratica, il ritorno al buon senso: sonno, alimentazione, relazioni, movimento, presenza mentale. “Alle volte potrà essere sufficiente un intervento sullo stile di vita”, scrive.
Sembra poco, ma detto da uno psichiatra è una rivoluzione.

I termini tecnici abbondano, ma il messaggio è umano: non delegare la tua salute mentale.

Capisci come vivi, e poi cambialo.

Appendice pratica

– Valerio Rosso è uno psichiatra italiano che lavora nel pubblico e fa divulgazione sulla salute mentale, sul burnout, sulla prevenzione del suicidio e sull’uscire dalle dipendenze “socialmente accettate” come alcol e caffeina.
psiq è un manuale di autoformazione sulla salute mentale e sulla psichiatria dello stile di vita (“Lifestyle Psychiatry”).
– Dice che la mente e il corpo non sono separabili e che lo stress cronico, la solitudine, il sonno scarso, l’alimentazione errata e le dipendenze (soprattutto alcol, nicotina e smartphone) sono fattori di rischio enormi per ansia, depressione e burnout.
– Sostiene che prevenire è possibile, ma richiede conoscenza e partecipazione attiva.
– E mette giù la domanda chiave che dovrebbe diventare routine quotidiana:
“Sto facendo tutto il possibile per stare bene?”


Non è un libro per malati.

È un libro per persone che non vogliono diventarlo.

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