
Il superamento del conflitto, in senso ampio e non strettamente limitato alla cronaca, è stato il centro della mia riflessione in questi ultimi mesi.
Sento che si tratta di gran lunga dello sforzo più importante che ognuno di noi debba compiere, nulla che debba necessariamente tradursi in forma organizzata (come nel pacifismo o in altri -ismi).
E’ qualcosa che ha forse più a che fare con la psicologia e la sociologia, laddove si riconosce che il senso di vuoto e l’aggressività dominano senza alcun serio limite rispetto ai valori che per secoli hanno consentito l’autoconservazione delle società e dell’umanità tutta.
La mia comprensione attuale si concretizza nel valore che riconosco all’amore e al lavoro, nell’incontro tra ideale e realtà che sento di dover conseguire senza sosta.
La mia pace è il senso di star crescendo, di continuare a imparare, di riuscire a condividere senza però necessità di apparire e, peggio, di competere.
Sono forse ingenuo se penso di star nutrendo me stesso e il mio vero benessere, mentre conduco una piccola crociata contro l’ego, contro il bisogno di mettersi in mostra e contro la vanità che pervade ogni momento di socialità di quest’epoca?
Amo tuttavia l’idea di poter lasciar una qualche traccia del tempo e dello spazio in cui sono esistito, e del bello che da questa vita ho tratto, come ad esempio nel lavoro, nel viaggio.

#Gaeta The most enchanting #ultimaspiaggia pic.twitter.com/RUWUZJg9yI
— Andrea Lisi (@occhipervedere) 3 Agosto 2014
Ora insisto su questa parola: pace – con l’impegno a meditarvi su ancora.
“@BuddhaBrian: #Conflict #Peace #Krishnamurti pic.twitter.com/FrH85EAcE2”
— Andrea Lisi (@occhipervedere) 30 Luglio 2014
E aggiungo una poesia, letta di recente nella pubblicazione di FOCUS Casa dei Diritti Sociali per la Giornata del Rifugiato (opuscolo_asilo_26_giugno_nl):
Prigione
Vivere una sola vita,
in una sola città,
in un solo paese,
in un solo universo
vivere in un solo mondo
è prigione.
Amare un solo amico,
un solo padre,
una sola madre,
una sola famiglia
amare una sola persona
è prigione.
Conoscere una sola lingua,
un solo lavoro,
un solo costume,
una sola civiltà,
conoscere una sola logica
è prigione.
Avere un solo corpo,
un solo pensiero,
una sola conoscenza,
una sola essenza,
avere un solo essere
è prigione.
di Ndjock Ngana