I miei album per il 2012

In un anno in cui sono diventato sempre meno musicista e anche sempre meno “ascoltatore” ci sono pur sempre alcuni punti fermi da mantenere, certi stati d’animo da sublimare; e c’è da scoprire a che punto sono quelli che sono diventati negli anni dei compagni di viaggio, anche se magari si tratta di rockstar di un altro paese, di un altro mondo, probabilmente con diverse idee e diverso approccio alla vita.

Ho quindi fatto un ristretto elenco delle novità più interessanti di questo 2012, e mi sono accorto che si tratta essenzialmente di rock dalle tinte introspettive, romantiche o malinconiche, perché – anche se ascolto tante cose diverse, dal roots reggae all’elettronica – questo è ciò che di questi tempi me gusta mucho mas, e voglio condividerlo con voi:

Crippled Black Phoenix – (Mankind) The Crafty Ape

 A quanto pare hanno quasi del tutto superato la vena depressiva e drone dei primi (stupendi) dischi, per trasformarsi in una creatura eclettica ma con robuste radici nel rock psichedelico anni 70 (a tratti sfiorando il plagio dei Pink Floyd) e incorporando varie influenze. Il messaggio che giunge stavolta sembra addirittura essere di esortazione alla lotta, a rialzarsi e darsi da fare per costruire un mondo un pò meno peggio per i nostri figli. Permane in sottofondo il velo pessimista alla ‘”homo homini lupus“, ma la musica trasmette effettivamente una bella carica e anche una buone dose di (!) positività. Non è strano tuttavia che il mio pezzo preferito rimanga proprio quello più melanconico e riflessivo (vedi sopra).

Mark Lanegan Band – Blues Funeral

Unico non inglese qui in mezzo, il vecchio e decrepito compare ha veramente azzeccato il suo capolavoro. Ammetto di essermi veramente incantato sentendo la prima volta “Harborview hospital”, e stupito con “Ode to sad disco” ( il titolo è tutto un programma). Un disco moderno ma anche tradizionale, profondo come atmosfera e variegato come sonorità. Uniche pecche i due pezzi rock, in cui non a caso c’è la mano dell’oramai sempre più palloso Homme dei QOTSA/Kyuss. Anche qui ho ritrovato sprazzi di ottimismo, e conoscendo il tipo (famoso per non sorridere mai, neanche un secondo per sbaglio, in due ore di concerto) non è cosa da poco.

Anathema – Weather Systems

A sorpresa, dopo neanche due anni ritornano con un disco che è effettivamente il seguito perfetto del precedente, riprendendone atmosfere e impianto compositivo. La prima parte è semplicemente immensa, avvolgente e anche abbastanza struggente. Tra i pochi che riescono ad esprimere in maniera sublime amore e forti sentimenti, senza quasi mai scadere nel melenso. Nella seconda parte del disco preferiscono perdersi nel progressive, e tutto si fa meno emozionante. Forse hanno frequentato un pò troppo i Dream Theater.

Paradise Lost – Tragic Idol

 Adrenalinico e, soprattutto, potente. Unico elemento metal nell’elenco, perché anche se tutto ciò che ha a che fare con questa sotto-cultura mi ha stancato – dopo essermicisi immerso e rimasto in apnea per un decennio – francamente a volte non posso farne a meno. Ormai sono stagionati padri di famiglia, ma i loro inni hanno sempre contenuto nichilista, e parlano sempre di delusione, solitudine, oscurità. Sorprendentemente alla fine spunta qualcosa “worth fighting for”, peccato sia “never to be seen”…

Spettacolare la title-track (dove i suoni sono un pò più vari) e la versione di “True belief” presente nelle bonus tracks

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