Vladimiro Giacchè, uno dei pochi economisti a cui vale la pena dare credito, spiega sinteticamente origini e scenari futuri della crisi. Mi permetto di rimarcare uno dei punti centrali nel dibattito attuale:
” (…) l’euro non è una religione, ma il risultato di uno scambio: perdita della sovranità monetaria contro bassi tassi d’interesse. Se però i tassi d’interesse salgono oltre un certo livello, la permanenza nella moneta unica perde la sua convenienza.”
Beppe Grillo continua con i suoi deliri, stavolta azzardando ipotesi stralunate (tipicamente complottiste) sulla non esistenza dell’AIDS. A chi lo sostiene come alfiere di una nuova democrazia propongo anche di vedere il video del 2006 in cui dà consigli su come pestare i marocchini. A me continua a dare l’impressione di essere un ciarlatano con velleità bonapartiste. Tuttavia, il suo Movimento 5 Stelle potrebbe assumere connotati qualitativamente superiori all’ormai rinomato catalogo di “VAFFA..”, e merita quindi di essere analizzato nelle sue connotazioni da chi di studi politici se ne intende.
Il vegetarianesimo è sicuramente un argomento controverso (ve lo posso assicurare, dopo tutte le ore della mia vita spese e quelle che spenderò a discuterne con la gente, a tavola o per strada…), ma dannatamente attuale e degno d’attenzione. In quest’articolo si parla delle relazioni tra dieta vegetariana e benessere psicologico.
Per concludere voglio riportare un magnifico frammento di “Uno, nessuno e centomila” segnalatomi da un amico. Buona lettura:
«Siate sinceri: a voi non è mai passato per il capo di volervi veder vivere. Attendete a vivere per voi, e fate bene, senza darvi pensiero di ciò che intanto possiate essere per gli altri; non già perché dell’altrui giudizio non v’importi nulla, ché anzi ve ne importa moltissimo; ma perché siete nella beata illusione che gli altri, da fuori, vi debbano rappresentare in sé come voi a voi stessi vi rappresentate.
Che se poi qualcuno vi fa notare che il naso vi pende un pochino verso destra… no? che jeri avete detto una bugia… nemmeno? piccola piccola, via, senza conseguenze… Insomma, se qualche volta appena appena avvertite di non essere per gli altri quello stesso che per voi; che fate? (Siate sinceri). Nulla fate, o ben poco. Ritenete al piú al piú, con bella e intera sicurezza di voi stessi, che gli altri vi hanno mal compreso, mal giudicato; e basta. Se vi preme, cercherete magari di raddrizzare quel giudizio, dando schiarimenti, spiegazioni; se non vi preme, lascerete correre, scrollerete le spalle esclamando: “Oh infine, ho la mia coscienza e mi basta.”
Non è cosí?
Signori miei, scusate. Poiché vi è venuta in bocca una cosí grossa parola, permettete ch’io vi faccia entrare in mente un magro magro pensiero. Questo: che la vostra coscienza, qua, non ci ha che vedere. Non vi dirò che non val nulla, se per voi è proprio tutto; dirò, per farvi piacere, che allo stesso modo ho anch’io la mia e so che non val nulla. Sapete perché? Perché so che c’è anche la vostra. Ma sí. Tanto diversa dalla mia.
Scusatemi se parlo un momento a modo dei filosofi. Ma è forse la coscienza qualcosa d’assoluto che possa bastare a se stessa? Se fossimo soli, forse sí. Ma allora, belli miei, non ci sarebbe coscienza. Purtroppo, ci sono io, e ci siete voi. Purtroppo.
E che vuol dunque dire che avete la vostra coscienza e che vi basta? Che gli altri possono pensare di voi e giudicarvi come piace a loro, cioè ingiustamente, ché voi siete intanto sicuro e confortato di non aver fatto male?
Oh di grazia, e se non sono gli altri, chi ve la dà codesta sicurezza? codesto conforto chi ve lo dà?
Voi stesso? E come?
Ah, io lo so, come: ostinandovi a credere che se gli altri fossero stati al vostro posto e fosse loro capitato il vostro stesso caso, tutti avrebbero agito come voi, né piú né meno.
Bravo! Ma su che lo affermate?
Eh, so anche questo: su certi principii astratti e generali, in cui, astrattamente e generalmente, vuol dire fuori dei casi concreti e particolari della vita, si può essere tutti d’accordo (costa poco).
Ma come va che tutti intanto vi condannano o non vi approvano o anche vi deridono? é chiaro che non sanno riconoscere, come voi, quei principii generali nel caso particolare che v’è capitato, e se stessi nell’azione che avete commessa.
O a che vi basta dunque la coscienza? A sentirvi solo? No, perdio. La solitudine vi spaventa. E che fate allora? V’immaginate tante teste. Tutte come la vostra. Tante teste che sono anzi la vostra stessa. Le quali a un dato cenno, tirate da voi come per un filo invisibile, vi dicono sí e no, e no e sí; come volete voi. E questo vi conforta e vi fa sicuri. Andate là che è un giuoco magnifico, codesto della vostra coscienza che vi basta.»