Sartre e Gramsci sulla strada della Rivoluzione

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Umanesimo dialettico o disfattismo individualista?

<<Tra l’ideologia disfattista del parlamentarismo borghese, dell’individualismo, e dell’ideologia umanista del popolo non vi sono termini intermedi.

L’uomo è capace di cambiare le proprie condizioni di vita. Ma non può mutare qualsiasi cosa come desidera: in realtà, le necessità oggettive potrà cambiarle solo cambiando se stesso (…)

Può farlo se smette di pensare a se stesso e di considerarsi come individuo separato, orgoglioso delle proprie diversità, e in quanto tale determinante, per trasformarsi nel popolo, in persona libera in mezzo agli altri.>>

da Paul Sartre, “Visita a Cuba” 1960

<<Una constatazione del più elementare marxismo: i partiti politici proletari nascono dal movimento economico, nascono e si sviluppano sul terreno dell’organizzazione delle grandi masse, non si formano per sintesi ideologica, come aggruppamento di uomini dotati di buona volontà.>>

Antonio Gramsci,  “Il fronte unico” 1922

<<Siamo dei dialettici e non dei dogmatici. (…) Noi crediamo che necessario partecipare a tutte le azioni delle masse operaie, qualunque sia l’etichetta del momento, qualunque sia l’involuzione che il dispotismo armato costringa queste azioni di massa a prendere per rompere la stagnazione. Il sindacalismo fascista è un fenomeno di coercizione, ma è solamente ciò o è rimasto ciò solamente? La grande massa degli operai e dei contadini è ridotta, dallo sfruttamento economico e dal’oppressione intellettuale, in condizioni di barbarie: essa è incapace, come complesso, di emanciparsi, di progredire nella via della sua liberazione spirituale, per reazioni puramente meccaniche, determinate dallo sfruttamento e dall’oppressione. Il tempo, la realtà, di per sé, non liberano la massa, ma anzi la deprimono e la fanno ancor più imbarbarire. Occorre che si formino, fuori della massa (pur operando al suo interno, attivamente e instancabilmente) gruppi e organizzazioni costituite degli elementi individuali che nonostante l’oppressione e lo sfruttamento capitalistico si sono liberati intellettualmente. Ecco perché il movimento rivoluzionario al suo inizio è stato costituito, in grande maggioranza, da fuoriusciti dalla classe dominante, ecco perché i più grandi teorici del socialismo (da Marx a Lenin) non sono di origine proletaria. Lo spirito proletario rivoluzionario di queste minoranze, di queste organizzazioni iniziali, si manifestava col fatto che esse non si ponevano fuori della massa, come tutrici ufficiali e patentate di trasformarla nei suoi individui, per essa, ma operavano nel suo seno per trasformarla nei suoi individui, per educarla, per trarla fuori dall’indistinto e dall’amorfo, non davano tempo al tempo, non aspettavano che la manna cadesse dal cielo, ma lottavano, si piegavano anche per rialzarsi, facendo insieme rialzare strati interi di popolo lavoratore.>>

Antonio Gramsci, “Che fare?” 1923

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