Per Paola. Perché lei è stata magnifica nei suoi studi ed è il suo risultato al concorso, uno dei suoi grandi risultati nella vita, che l’ha portata qui. E io ho sempre voluto stare con lei. Costruire una vita di coppia, da adulti, anche (e forse soprattutto) lontano da casa.
Ci resteremo.
Sono qui per restarci. Sto gettando le basi, ora, in questi mesi da quando sono arrivato, per crearmi una carriera, degli amici e degli interessi qui a Genova.
Lei ne avrà per altri 2-3 anni, poi chissà. Forse nel 2018 sarà il momento di ripartire e ricostruire da un’altra parte.
Forse invece saremo in grado di proseguire qui, come hanno fatto Ale e Peppe.
Faccio il venditore perché ho scoperto che è la carriera più difficile e più facile, per costruirsi una capacità utile in qualunque azienda, e nella vita privata. Perché la scarsità di certezze e lo stress, il non pensare al posto fisso, ma “ad un’idea fissa”, sono il propellente che mi serve per dimostrare a me stesso e al mondo di essere al di sopra della mediocrità.
Con le Generali Ina mi sono dato l’opportunità di provare, di iniziare direttamente da una grande azienda. Per ora mangia molto del mio tempo. Ma quando riuscirò a ingranare potrò avere la tranquillità (data dalla mia capacità di guadagno, di persuasione) finanziaria, al di sopra dei lavori come quelli da dipendente che ho fatto prima. E potrò aspirare ad un ruolo manageriale, consono alle altre mie capacità, ora sopite.
Nei momenti di difficoltà, quotidiani, penso ad un lavoro normale, impiegatizio, dipendente, più o meno precario. Ma il problema, in qualunque cambio di lavoro, è che mi porto dietro me stesso, come dice Robbins.
La lotta quotidiana che compio è infatti in primis quella di trasformare me stesso, al di là delle parole. E da lì molto dello stress.
Voglio fare tutto ciò di cui c’è bisogno per il successo, e allora calpesto la “comfort zone” in cui ho annaspato per anni, da studente pieno di teorie e molto poco pragmatismo, da piccolo-borghese di provincia con un’attività – per quanto limitata – già avviata in famiglia, da estremista pauroso o negativo pronto a gettare la colpa sul sistema, quando invece tutto ruota intorno alle caratteristiche psicologiche dell’individuo.
E se un giorno o due dico di essere al di sopra della massa, allora cazzo devo dimostrarlo in pratica, guadagnare di più e conquistarmi un posto al di sopra, davvero.
Smettere per sempre di pensarla da subalterno catastrofista e lamentoso.
Quindi un lavoro nel sociale, con gli immigrati, o qualunque altra cosa allo stesso livello non mi va bene e non la voglio. Voglio anche lo stress degli obiettivi, perché voglio superare me stesso e so che spesso devo forzarmi per riuscire a ottenere una nuova abitudine.
Non c’è nulla di più importante per realizzarmi.
Devo fare quello che non ho mai fatto: essere costante e perseverare, anche quando ho dei dubbi.
Scappare è inutile.
E devo pagare le bollette, affitto e cibo, oltre a tutto il resto che rende la mia vita soddisfacente. Quindi non ho più tempo per i dubbi, come invece è stato per anni, quando alla fine tornavo sempre da papà e mamma.
La presenza di Paola è già abbastanza tranquillizzante e stabilizzante, per ora, in questo senso. Ora mi sta aiutando lei, perché mi ama e sa che quello che abbiamo è speciale, e può farlo.
E’ per questo che ho degli obiettivi importanti per il 2015, ma non solo.
Devo essere la persona socievole, la più socievole. Quello che ha una luce dentro più splendente degli altri, in ogni situazione. Ma devo anche ricordare che so canalizzare la rabbia. L’ho imparato anni fa, a usarla per motivarmi, per migliorarmi, per avere una marcia in più degli altri.
Non mi spaventa, la rabbia.
E resta dentro, perché per gli altri sono invincibile, inflessibile, sempre un passo più in là, relentless.
Devo essere creativo. Tessere relazioni e conoscere la nuova città è l’altra grande avventura di questi anni, che si mischia con il lavoro. E’ un’arte che sto raffinando.
Il vecchio Andrea non esiste più. Ora ho capito quanto valore hanno le relazioni. Mi danno pienezza e felicità. E qui è tutto nuovo, ma facile e vicino – non come a Taiwan o qualunque altro posto fuori dall’Italia. E sono al Nord, qui ho la possibilità di prosperare.
So che, facendo queste cose, facendole tutti i giorni, quando piove, quando c’è il sole, quando sono stanco, quando gli altri mi ammorbano, alla fine avrò successo. E fisserò nuove condizioni, non più quelle dell”emergente’.
Il mio passato, in tutte le sue forme, mi è servito.
E’ un bagaglio di storie e lezioni che mi porto sempre dietro. Ma il passato non è più qui, quegli Andrea non sono l’Andrea di oggi. Ora io ho tutto quello che mi serve per essere quello che sognavo di essere da bambino.
Ogni aspetto della vita quotidiana è sotto il mio controllo; ma mi rimetto a Dio – o chi compie il mio destino – perchè ho l’umiltà di ammettere l’esistenza del Bene al di sopra di tutto.