Con il post di oggi concludiamo la serie di lezioni sulla lotta alla povertà parlando della nuova agenda globale che le Nazioni Unite stanno definendo per i prossimi quindici anni. Come testimoniato negli ultimi mesi su questo blog, la sfida va molto aldilà della (pur non semplice) eliminazione della fame nel mondo…
Un mondo dove la prosperità economica si concilia con opportunità per tutti e con un ambiente sano è ancora lontano da vedersi. Il problema è presente nell’agenda dei leader globali sin dalla Conferenza sull’Ambiente Umano di Stoccolma nel 1972, quando si cominciò a parlare dei limiti del pianeta e dei limiti della crescita economica. Vent’anni dopo, a Rio, si mise tale concetto nero su bianco, sotto forma di convenzioni valide a livello internazionale e tese a monitorare o tutelare ambiti specifici (cambiamenti climatici, biodiversità, desertificazione). Nel 2012, di nuovo a Rio, si è fatto il punto sui risultati, ed è stata una grande delusione.
Anzi, si è confermato il fatto che i problemi si sono ingigantiti: in 40 anni la popolazione è passata da 3,8 a 7,2 miliardi di persone, la concentrazione di CO2 nell’atmosfera da 350 a 400 ppm – con una crescita attuale di 2 ppm all’anno – e la perdita di biodiversità, che nel 1972 stentava ad essere riconosciuta, ora a tutti gli effetti riconosciuta come la sesta grande estinzione nella storia del pianeta.
Tuttavia, gli stessi leader hanno riconosciuto di non volersi arrendere e di voler introdurre un nuovo e più determinato approccio per risolvere problemi tanto grandi da mettere in pericolo l’esistenza delle future generazioni. A tal proposito, hanno riaffermato che il primo e più urgente punto all’ordine del giorno è di nuovo l’eliminazione della povertà estrema, ancora ogni giorno questione di vita o di morte per almeno un miliardo di individui. Ogni mattina un miliardo di persone che vivono nella miseria più bieca si chiedono da dove potrà arrivare il loro prossimo pasto o se l’acqua che bevono è contaminata o se la prossima puntura di zanzara sarà l’ultima della loro esistenza o di quella del loro bambino.
Gli Obiettivi del Millennio sono stati soprattutto un grande stimolo ad agire per porre immediato rimedio a questo tipo di situazioni. Scritti e condensati in messaggi e icone semplici, hanno portato chiarezza e mobilitato tutto il mondo nella stessa direzione. Per questo i leader delle Nazioni Unite hanno deciso di dar seguito agli MDGs (Millennium Development Goals, MDGs) con un nuovo set di obiettivi (Sustainable Development Goals, SDGs) che, definiti in ultima analisi a Settembre 2015, andranno affermati per i prossimi quindici anni.
La differenza principale tra MDGs e SDGs è nell’ampiezza del coinvolgimento. Mentre i primi erano diretti soprattutto alle problematiche più urgenti dei paesi poveri, i secondi dovranno essere applicabili in maniera universale. Passiamo ora a vedere la bozza di 10 obiettivi proposta dal gruppo del SDSN (Sustainable Development Solutions Network), cioè i migliori esperti al mondo selezionati dal Segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon:
1 – Porre fine alla povertà estrema e alla fame
2 – Assicurare lo sviluppo economico all’interno dei limiti del pianeta
3 – Assicurare l’apprendimento effettivo per tutti i bambini e i giovani
4 – Ottenere eguaglianza di genere, inclusione sociale e diritti umani per tutti
5 – Raggiungere la salute e il benessere a tutte le età
6 – Migliorare i sistemi agricoli e la produttività rurale
7 – Promuovere città inclusive, produttive e resilienti
8 – Mettere sotto controllo i cambiamenti climatici e assicurare energia sostenibile
9 – Assicurare i servizi degli ecosistemi, la biodiversità e la buona gestione dell’acqua e delle altre risorse naturali
10 – Trasformare la governance per lo sviluppo sostenibile. Il settore pubblico, le aziende e gli altri attori devono impegnarsi nel buon governo
Come per il fenomenale sviluppo della tecnologia informatica grazie alla roadmap incarnata dalla legge di Murphy, così una precisa pianificazione degli obiettivi di sostenibilità potrà guidare il mondo alla conquista di un nuovo stile di vita. La sfida di cui parliamo è pur sempre la più complicata che l’umanità abbia mai dovuto affrontare, ma la scienza e la consapevolezza politica dell’essere legati e interconnessi fa sì che possiamo guardare al futuro non necessariamente in maniera apocalittica, ma piuttosto dettagliando tutti i passi di un piano d’azione che dia risultati concreti, innanzitutto da oggi al 2030…
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p.s.
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