Dopo aver discusso dei cambiamenti climatici, domandiamoci: Cosa si intende quando si parla di minacce all’ambiente? Qual è la grande ricchezza naturale che stiamo perdendo?
Il mondo ha oramai 7 miliardi e 200 milioni di persone e un PIL di circa 90 trilioni di dollari; sia la popolazione che l’economia continuano a crescere (nonostante la stagnazione secolare di cui si discute tanto a proposito dell’Europa). Ad essere precisi, l’economia mondiale cresce ad un ritmo del 3-4 % annuo e ciò significa, ad esempio, che circa ogni 20 anni raddoppierà. C’è già dunque una pressione insostenibile sugli ecosistemi della terra, mentre manca una vera soluzione per riconciliare crescita e ambiente.
L’umanità sta premendo così tanto sulla Terra da causare una drammatica e progressiva estinzione di moltissime specie, ad un tasso migliaia di volte più veloce di quanto avveniva prima della Rivoluzione industriale.
Stiamo perdendo la variabilità della vita a tutti i livelli, stiamo distruggendo la diversità biologica (o appunto biodiversità); sia quella interna alle varie specie che quella tra tutte le miriadi di specie animali e vegetali che popolano un ecosistema. Stiamo causando questo fenomeno in varie maniere, più o meno consapevoli, come ad esempio la pesca intensiva e le monoculture. Un ulteriore nodo di tale questione è rappresentato dal fatto che un danno in un ecosistema desertico, ad esempio, si trasferisce a quello umano così come agli altri che regolano la vita sul pianeta. Se c’è un pesante cambiamento nella foresta equatoriale o nelle regioni artiche, gli effetti ricadranno anche molto lontano, sotto forma di precipitazioni, vento, circolazione degli oceani, variazioni chimiche ecc.
Compresa questa verità fondamentale che si dispiega dinanzi ai nostri occhi, riflettiamo ulteriormente su quelli che sono i 4 tipi di servizi che gli ecosistemi, grazie alla biodiversità che li mantiene in equilibrio, forniscono a noi umani, garantendo il nostro benessere:
1 – Servizi di approvvigionamento, cioè la disponibilità di cibo, acqua, combustibili, legname e altri materiali che utilizziamo per costruire o per vestirci.
2 – Servizi di regolazione, cioè le varie funzioni di controllo del normale andamento climatico e atmosferico. Tali funzioni regolative stanno saltando, ad esempio, man mano che l’aumento della temperatura causato dalle attività umane provoca l’innalzamento degli oceani e tutti gli sconvolgimenti che da ciò seguiranno. Oppure si pensi all’aumentata intensità e frequenza negli ultimi decenni delle alluvioni, che non trovano freni laddove la presenza umana ha eroso le coste eliminando le barriere naturali. Un altro esempio è quello degli agenti patogeni che causano le malattie, che trovano più facile accesso laddove un ecosistema è stato destabilizzato, con conseguenze pesanti sulla produzione di cibo e sulla salute umana.
3 – Servizi di supporto, come la formazione e stratificazione dei terreni tramite l’interazione di processi biotici e abiotici.
4 – Servizi culturali, cioè tutti i modi in cui gli ecosistemi nutrono i valori, l’estetica, le religioni e la cultura umana in generale. Il degrado dell’ambiente circostante degrada noi stessi, il nostro benessere e la nostra qualità della vita.
Le varie minacce alla biodiversità in tutto il mondo sono straordinariamente difficili da mettere sotto controllo. L’impatto umano è immenso in ogni area e angolo abitabile del pianeta. Si salvano solo le regioni più estreme, come i deserti, parte delle foreste equatoriali e i poli artico e antartico.
Sostanzialmente, l’umanità prende per sé il 40-50% della produzione netta del pianeta – cioè i processi di fotosintesi che generano cibo per tutti gli esseri viventi. È come invitare a cena 10 milioni di ospiti (le circa 10 milioni di specie che ci sono sulla Terra) e poi annunciare che metà delle portate andranno ad uno solo, l’uomo. In pratica, ci stiamo letteralmente mangiando le altre specie!
A 20 anni dalla Convenzione di Rio sulla diversità biologica, la nostra capacità distruttiva è anche aumentata, e solo ora cominciamo ad avere un’idea realistica del problema. Quindi le soluzioni sembrano ancora di là da venire.
L’unica tenue speranza ci viene dagli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) che le Nazioni Unite stanno impostando per i prossimi 15 anni..
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