Freelance pt.1 – L’inizio della gara

Questo è il racconto dei giovani più coraggiosi della nostra epoca.

Ventenni, trentenni e sì, a volte anche quarantenni.

Giovani come Aurelio, che dopo l’università aveva fatto qualche lavoretto da dipendente, scoprendo presto che quella vita gli andava stretta come una camicia alla moda, slim fit ma della taglia sbagliata.

Aurelio cercava la libertà. La cercava come un disperato. Per anni aveva camminato con delusione crescente tra umiliazioni, ladroni senza scrupoli e una lunga trafila di istituzioni educative che avevano tentato di addestrarlo come servo a 1.200€ al mese. Ora come un ossesso prestava sempre più orecchio a quei forestieri che blateravano di una terra dove la libertà abbondava. Bastava un piccolo computer e potevi essere quello che nel vecchio mondo sembrava un miraggio: un imprenditore di te stesso .

Aveva sentito che altra gente, proprio in quegli anni, stava facendo magie con quell’aggeggio. Come alchimisti, avevano trasformato informazioni in oro, e poi anche prodotti in rame e servizi in argento. Tanti computer, piccoli e grandi, collegati tra loro avevano aperto le porte di un nuovo mondo parallelo, che prosperava anche senza la luce del Sole. Era una terra snobbata dalle vecchie generazioni, una terra detta online. E qui prìncipi diseredati avevano stabilito nuovi regni e floridi mercati. Le porte erano sempre aperte, e se ben equipaggiati, si poteva varcare la soglia e tornare indietro con dei soldi, dei soldi veri in mano!

Arduo da credere, per Aurelio.

“E se i forestieri avessero ragione? Se fosse possibile inventare invece che chiedere lavoro? Se io potessi produrre dove, quando e come voglio io – senza catene ai piedi? Senza dover passare ore in auto in mezzo al traffico ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera. Senza dover neanche rendere conto a qualcuno, se non ai prìncipi del mercato?”

Un’occasione, doveva riconoscere Aurelio. Un nuovo inizio. E lo avevano avvertito: era una terra ancora sconosciuta, piena di incognite e pericoli. “Finora nella mia vita ho fatto solo esperimenti, senza mai provare quella sensazione in profondo di essere capitato sulla giusta pista. Ogni volta pensavo: perché correre, se la pista è quella sbagliata?”

Stavolta poteva essere quella giusta. Doveva esserlo. Non vedeva l’ora di scavare, scalpellare e scolpire il nuovo Aurelio, più agile, forte e veloce. Impaziente guardava nello schermo del computer provando nuove posture, nuovi vestiti e nuovi discorsi. Era una piccola alchimia, ma da lì sarebbe uscita fuori la sua nuova identità.

Presto si accorse che erano in tanti a volerlo trattenere, tuttavia. Ascoltavano distratti i suoi discorsi, mentre parlava di nuove terre e di computer che sputavano fuori soldi. E si spaventavano. Loro avevano le catene ai piedi, pesanti ma rassicuranti; tutti le avevano! Era assurdo che lui provasse a togliersele. Che follia voler prendere una pista inesplorata. Chi diavolo si pensava di essere? Come poteva pensare di avere una chance laddove nessuno del paese aveva mai avuto successo, e quei pochi che ci avevano provato erano presto tornati indietro?

Realizzò che per avere il diritto di sedersi davanti a quello schermo e tentare alchimie via via più ambiziose, indisturbato, doveva prendere la rincorsa e saltare oltre i dubbi di ogni suo familiare e amico, come una gara ad ostacoli. Dentro aveva l’ansia di pagare le bollette, sì. Era pronto a non dipendere da nessuno, d’altronde. Ma soprattutto aveva ansia di ottenere rispetto.

La rincorsa non bastava, bisognava continuare a correre. Saltare, correre. Saltare ancora, e correre in avanti senza sosta.

“Devi correre, correre, correre. E sii pronto a saltare ogni cinque metri, a volte anche ogni tre. Si, è una corsa da seduti, ma la fatica è la stessa. Le ore passeranno veloci mentre il collo ti si blocca e la schiena ti si piega, e rischierai anche il collasso delle vertebre lombari. Ma vedrai che quel dannato computer inizierà a sputarti indietro soldi.”

Questa era la voce del blogger forestiero, da poco divenuto leader di un piccolo ma ricco mercato.

Ma poi c’era il piccolo farmacista all’angolo sotto casa, “Qui non si fa credito, perché gli sghei non li trovo mica per strada”. Nella nuova terra c’era libertà, ma le regole non erano tanto diverse dal vecchio mondo, aveva scoperto molto presto Aurelio.

I bonifici, ad esempio, non arrivavano quasi mai da soli. Con loro, e ancor prima di loro, venivano incertezze, difficoltà e stress, come arpie bisbetiche e invadenti. Gli volavano sopra la testa, consumando i suoi pasti e la sua attenzione. E spesso restavano lì sulla sua spalla per mesi. I soldi nel frattempo se erano andati, in timidi ma crescenti investimenti per guadagnarsi un proprio posto di diritto tra gli altri mercanti.

Aurelio era coraggioso, come tanti suoi coetanei e colleghi che la stessa gara a ostacoli la stavano correndo in qualche cameretta, cucina o co-working lontano.

Aurelio era anche un bel po’ ottuso, e a volte sembrava proprio sordo alle tentazioni dei vecchi amici e ai consigli della sua ragazza. Non li ascoltava, li ignorava, si isolava.

In testa aveva solo una meta, ampia e sfuggente come l’orizzonte in fondo alla pista. C’era chi lo sorpassava in bici, e ogni ciclista era una pugnalata al suo orgoglio. C’era anche chi gli sfrecciava accanto in moto o addirittura in SUV, al riparo dal vento e dalla pioggia, incurante delle buche sulla pista. Lui invece stava andando lì solo con i suoi piedi, scarpe vecchie da due spicci, senza chiedere aiuto a nessuno. Aveva letto da qualche parte che laggiù si viveva da veri imprenditori, liberi da preoccupazioni finanziarie e con tanto tempo per i propri sfizi. Pochi ci arrivavano. Meno ancora quelli che si avviavano a piedi.

La pista si chiamava “Freelance”, e non era certo l’unica per arrivare lì in fondo.

Era però l’unica che poteva percorrere lui, senza indebitarsi per comprare un macchinone, con l’assicurazione e la benzina e la manutenzione a drenargli il conto corrente. Era giovane, aveva energia, e sapeva quello che voleva. Diamine, non aveva neanche figli! Nulla poteva distrarlo.

E di concentrazione nella gara ne avrebbe avuto bisogno come, e forse più, della borraccia d’acqua.

A quanto pare, sulla pista le barriere erano così tante che si faceva fatica a contarle con le dita di cinque persone. Giacomo aveva scritto su un gruppo Facebook una lista. Lui correva lì da anni. Era un po’ meno prestante di Aurelio ma ben più esperto, e la sua lista lo dimostrava:

  • trovare i primi clienti
  • sentirti un impostore
  • organizzare bene le giornate
  • spiegare cosa fai agli altri
  • fare le fatture
  • rincorrere i clienti per farti pagare
  • farti rispettare
  • pagare le tasse
  • capire come trovare i clienti giusti
  • alzare i prezzi
  • farti conoscere
  • avere decine di idee imprenditoriali diverse
  • non avere abbastanza soldi e tempo per realizzarle
  • sviluppare entrate passive
  • fare figli
  • fare finalmente qualche vacanza, ma sempre lavorando

Una lista utile, ma di certo non esaustiva. Avrebbe incontrato problemi ben più grossi e numerosi di questi. Era solo l’inizio.

(Continua prossimamente…)

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