Le lezioni di giornalismo di Tiziano Terzani

Un grande giornalista dà al lettore gli strumenti, non solo per vedere, ma anche per capire gli eventi e i personaggi, contestualizzando l’attualità nella Storia. Di seguito riporto una serie di appunti da “La fine è il mio inizio“, in cui quello che fu forse il più grande corrispondente italiano degli anni ’70-’80 (poi evolutosi in “santone”) ripercorre le tappe del suo particolare percorso e le basi della sua carriera fuori dagli schemi. Un viaggio, un sentiero di vita con cui sento forte affinità:

<<Io non studiavo giornalismo. Studiavo la Cina, il cinese e le scienze politiche, ma sentivo un’attrazione enorme per il giornalismo.>>

<<C’è una cosa alla quale tengo: il senso del giornalismo. Per me la riscoperta del giornalismo è cominciata con quei primissimi articoli così sofferti – ho lavorato tanto per scrivere poche righe – sul Sudafrica. Mi rendevo conto dell’importanza di questo tipo di comunicazione, per cui quella visione del giornalismo che ho avuto da ragazzo attraverso il giornalismo sportivo, come di una cosa abbastanza inutile fatta da falliti, mi si è molto cambiata quando ho cominciato a scrivere di cose che mi importavano, l’ingiustizia appunto. Trovavo che il giornalismo permetteva un tipo di azione che mi era molto consona, a parte il fatto che poi voleva dire viaggiare, una cosa che mi era sempre piaciuta.>>

<<C’era qualcosa di importante nel fare giornalismo. Devo dire che in questo l’America è stata per me importantissima, perché studiando la Cina mi sono reso conto dell’importanza del giornalismo. Vivendo a New York e leggendo quello splendido giornale che era a quel tempo, e che in parte è rimasto, il New York Times, mi rendevo conto dell’importanza enorme nel formare l’opinione della gente di chi scrive, di chi, avendo capito un po’ di più ed essendo gli occhi e gli orecchi del lettore, dice delle cose a cui il lettore non arriverebbe da solo.>>

<<Io ero deciso di continuare a cercare una via per andare in Cina come giornalista. Siccome in Italia, anche se hai cinque lauree e conosci quaranta lingue, non puoi diventare giornalista senza fare un praticantato di diciotto mesi in un giornale, io ebbi la grande fortuna di essere assunto come praticante a il Giorno di Milano, che allora era il giornale più indipendente che ci fosse in Italia.>>

<<E’ la mia vecchia teoria: se diventi un esperto di formiche capisci il mondo. Se ti dedichi con compassione, con amore, con tanto culo-sulla-seggiola a qualsiasi soggetto, arrivi a capire il mondo…>>

<<Il mio modo di operare è il leggere tanto, leggere tanta storia (…) il fatto di oggi lo devi mettere in un contesto o non capisci niente (…) per questo prepararsi è importantissimo.>>

 

<<C’è sempre da imparare e questo per me è stato importante, perché ha determinato il modo in cui in seguito ho lavorato. Poi ho trovato la mia formula, ma questi sono stati i miei stimoli. Essere giornalista mi pareva una grande e importante funzione e secondo me lo sarebbe ancora se si riuscisse a fare del vero giornalismo.>>

 

<<Attraverso un piccolo episodio racconti una grande storia, perché la Storia raccontata attraverso un’esperienza personale, attraverso il piccolo aneddoto della vita di un uomo, di un villaggio, può spiegare molto di più che se scrivi “Ieri, seimila morti…”. Seimila morti nessuno li vede, ma un morto che ha famiglia, che ha bambini, questo impressiona.>>

 

<<Cercherò di raccontarti questa storia al massimo della sincerità, che mi sembra l’unica vera qualità su cui tu devi poter contare. Non ci raccontiamo delle balle. Non facciamo della letteratura. Pensa, tutta la vita ho manipolato parole, potrei manipolare parole fino a che voglio, è così facile ormai. Quello invece che mi piacerebbe riuscire a raccontare è… è la verità dietro le parole. Che poi è il senso di tante cose che ho fatto>>.

Non hai mai letto Terzani? Inizia da qui e recupera il tempo perduto:

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Il racconto in letto di morte al figlio Folco. Da questo libro è stato tratto anche un bellissimo film

8 thoughts on “Le lezioni di giornalismo di Tiziano Terzani

  1. Volevo leggere Terzani, e in particolare questo suo “La fine è il mio inizio” da tempo (ne è stato anche tratto un film). Sono assolutamente d’accordo quando parla di responsabilità, lettura critica ed emozione. Ma amo la letteratura, e mi sembra che molti grandi romanzi ben riusciti siano proprio quelli che intrecciano verità e finzione, dove la Storia di tutti si rende patente e concreta nella storia di uno – grande e piccolo, generale e particolare. Ed è quanto, in fondo, dice anche Terzani a proposito del giornalismo…la verità delle parole, una bella sfida.

  2. Il film l’ho visto anni fa al cinema, molto bello. Sulla letteratura, in fondo, sono d’accordo. D’altrone i suoi stessi libri erano grande letteratura (di viaggio). Il passo che ho citato – apparentemente contraddittorio – ricorre all’inizio del racconto, in cui Tiziano spiega al figlio come voglia andare dritto al punto, perché sta morendo e vuole lasciare, soprattutto ai nipoti, un testamento della sua epoca. Tra l’altro, leggendo il libro, che è sì molto diretto, non si può far a meno di apprezzare la sua invariata capacità evocativa – solo ogni tanto interrotta da intercalari un p0′ volgari o dialettali – a testimoniare proprio quanto fosse bravo con le parole.

  3. Ho letto – meglio, ascoltato con Audible – La fine è il mio inizio e Un indovino mi disse. Sono rimasta profondamente colpita dalla profondità e dall’acume di quest’uomo, dalla sua capacità di vedere e di leggere gli eventi, dalla sua capacità di analisi dei fenomeni a lui contemporanei. Vorrei leggere i suoi reportage: pensavo a “Un mondo che non esiste più”, ma è più una raccolta di fotografie, non una raccolta dei suoi reportage, giusto? Esiste una raccolta dei suoi reportage? Grazie mille

    1. Ciao Marina, le pubblicazioni degli ultimi anni sono rivolte ai super-fan. Se vuoi iniziare a leggere i reportage ti consiglio prima di tutto “In Asia” (ne parlo qui). Io ho amato anche i reportage dalla Russia, dalla Cina e dalla Cambogia, che raccolgono quanto i giornali non avevano voluto pubblicare.

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