Cosa ho imparato sfogliando “Un mondo che non esiste più” di Tiziano Terzani
Caro Tiziano,
Partiamo dalle conclusioni:
“Ancor più che fuori, le cause della guerra sono dentro di noi.
Sono in passioni come il desiderio, la paura, l’insicurezza, l’ingordigia, l’orgoglio, la vanità. Lentamente bisogna liberarcene.
Dobbiamo cambiare atteggiamento. Cominciamo a prendere le decisioni che riguardano gli altri sulla base di più moralità e meno interesse. Facciamo più quello che è giusto, invece di quel che conviene. Educhiamo i figli a essere onesti, non furbi.
Riprendiamo certe tradizioni di correttezza, rimpossessiamoci della lingua, in cui la parola “dio” oggi è diventata una sorta di oscenità, e torniamo a dire “fare l’amore” e non “fare sesso”.
Alla lunga anche questo fa una grande differenza. “
La tua storia è quella di una vita alquanto controcorrente.
La storia di uno che aveva talento ed era arrivato a fare la rotella dell’ingranaggio (per quanto importante) in una grossa azienda qualunque.
E poi invece ha deciso di rischiare tutto, prendersi un’altra laurea, per rimettersi in gioco da zero (a 33 anni e con 2 figli), dall’altra parte del mondo, in un lavoro altamente rischioso e di cui non sapeva nulla.
Sai, una mia amica anni fa disse:
“Terzani è stato fortunato”
Ma è davvero così?
Io non penso più da tempo che esista questa cosa detta “fortuna”.
O meglio, ci credo come ci credeva Thomas Jefferson:
“Credo veramente molto nella fortuna, e mi sono accorto che più lavoro duro…più ne ho.”
Lo stesso quindi penso di te, visto che come ogni grande “qualcosa” (scrittore, artista, imprenditore, politico, e anche criminale, sì) hai avuto un impatto sulla vita di tanta gente perché hai messo tutto te stesso nel tuo lavoro.
Hai intercettato un sentire comune, hai ricercato, hai rischiato la tua vita in prima persona.
E hai parlato con una voce diversa, unica e distinta.
Quando mi è arrivato questo librone tra le mani, quindi, è stata una gran festa.
Ormai tutti sanno che sono un tuo seguace, e si chiedevano quale diamine fosse un tuo libro che non avessi.
“Un mondo che non esiste più“, un’enorme raccolta di foto e testi, ecco qual era.

L’ultimo tassello
Lo ammetto, io sono in pratica un tuo collezionista.
Ma non consiglio questo libro (solo) a quelli come me.
Penso infatti sia perfetto per chi voglia avere un primo approccio al tuo pensiero e alla tua scrittura.
Sono sicuro infatti che, specialmente chi non ama molto leggere ed è una persona più “visuale” – come la maggior parte della popolazione si è rivelata essere nell’era dei social – godrà letteralmente a sfogliare queste pagine.
Foto in bianco e nero di mondi lontanissimi, che negli altri racconti hai trattato in ben più dettaglio.
Qui sono tutti passati in rassegna, e il lettore fidato vi ritrova il tassello mancante, la dimensione ulteriore, del puzzle che si era creato in mente leggendo le tue parole.
Come un vero fotografo racconta una storia
Coerente con la tua visione del giornalismo, dici che
“Per un vero fotografo una storia non è un indirizzo a cui recarsi con delle macchine sofisticate e i filtri giusti.
Una storia vuol dire leggere, studiare, prepararsi.
Fotografare vuol dire cercare nelle cose quel che uno ha capito nella testa.
La grande foto è l’immagine di un’idea.”
e ancora
“Bisogna capire cosa c’è dietro i fatti per poterli rappresentare.
La fotografia – clic! – quella la sanno fare tutti.”
Sono d’accordo con questa visione della fotografia, perché non mi è mai riuscito di apprezzare sul serio la semplice immagine.
Senza didascalia e senza racconto manca un punto di vista, un concetto, un’interpretazione.
Si è legati a quel punto di vista, sì.. ma si capisce anche molto di più.
Dietro le quinte della giostra
Ho sempre detto, anche in TV, che il tuo capolavoro non è “Un indovino mi disse” (che tuttavia mi ha permesso di conoscerti), bensì “Un altro giro di giostra“.
E a dirti il vero, di queste centinaia di foto, quella che mi ha emozionato maggiormente l’ho trovata verso la fine, dove fai vedere finalmente – seppur poco e in ombra – il vecchio Vivek, l’uomo che diceva “Abbandona tutto, abbandona, abbandona” spronandoti a immergerti nella natura e sentirti parte del tutto.
Certo, nel 2004 e senza foto, lui stesso era un personaggio più affascinante.
Nell’epoca di Internet, seguita alla tua scomparsa, tutti siamo in realtà più visibili, più esposti..e costruire fascino e mistero – nel bene e nel male – è sempre più difficile.
Questo penso ci possa portare però a vedere lo straordinario anche in uomini e donne apparentemente normali, e a meravigliarci più dei fatti rilevanti che dei miti costruiti dai media o dal passaparola.
In conclusione, a chi ti conosce bene e a chi meno, e anche a chi non ha mai sentito parlare di te, dico:
Se vuoi fare un grande viaggio nell’Asia che non c’è più, in poco tempo e con facilità, è proprio da questo libro che devi passare.