Recensione de “La Porta Proibita” di Tiziano Terzani

Primi anni ’80.
Il maoismo è finito e il nuovo capo supremo del partito comunista cinese, Deng XiaoPing, sta gettando le basi della sensazionale crescita economica del gigante asiatico.
Ma la Cina resta una dittatura, oltre che un paese in piena confusione.
Una terra in preda alla paranoia (come tutti i paesi comunisti), dove le idee vengono costantemente represse.
Cronaca di un fallimento su tutta la linea
Terzani nel decennio precedente si era ri-laureato in cinese ed era partito come corrispondente asiatico di Der Spiegel nella speranza di arrivarci, in Cina, proprio perché affascinato dal mito della rivoluzione maoista.
Nel 1980 riesce finalmente a entrare, e vi resta fino alla primavera del 1984, quando viene arrestato, “rieducato” e alla fine espulso.
Quello che vide in quel periodo non gli piacque.
E come sempre, non stette zitto.
Anzi parlò, e scrisse, tanto.
Nelle pagine di questa raccolta troviamo proprio i migliori articoli scritti in quei 4 anni.
Leggendo questo libro capiamo come mai in lui (e poi in tanti altri) il mito comunista perse del tutto credibilità.
L’unica cosa che conquista il suo cuore è la cultura millenaria dell’Impero di Mezzo, proprio quella cultura violentata e distrutta dalla Rivoluzione “Culturale” (prima) e dall’ossessione per l’arricchimento e lo sviluppo economico (dopo).
“Al centro del centro della Cina c’è un cadavere che nessuno ha il coraggio di portare via”
Un gigante confuso
La Cina che osserviamo oggi è un paese dalle mille contraddizioni.
L’ho notato anch’io, quando ci sono stato.
I cinesi con cui ho avuto a che fare, soprattutto i miei coetanei, non hanno alcuna stima del loro sistema politico.
Dal punto di vista economico, sono invece sempre più orgogliosi.
D’altronde negli ultimi decenni sono diventati un modello di emancipazione dalla povertà, per tanti paesi africani e sottosviluppati in genere. Un modello molto più affine, perché passato per le offese colonialiste, rispetto a quello franco-inglese-americano.
Eppure le contraddizioni sono tante e ingombranti.
Terzani all’epoca fece un po’ da Cassandra.
Fu tra i primi occidentali ad accorgersi di quale disastro erano stati autori i fanatici di sinistra.
Scrisse delle cose che non andavano nel socialismo cinese, del primo Mao, degli irreparabili guasti provocati dalla Rivoluzione Culturale, e del “capitalismo” strisciante accettato in certe zone di confine.
Tutte cose di cui gli ottusi dirigenti cinesi non volevano si parlasse, e che gli costarono l’esilio dal paese che pure tanto amò.
Oltre la Porta Proibita

Molti che si occupano di sinologia hanno provato negli anni a districare il mistero, cercando di capire come mai questo popolo abbia da sempre sentito il bisogno di un “imperatore”, o perché in nome di un’ideologia occidentale si sia voluto distruggere tutto ciò che storicamente questa società millenaria aveva prodotto.
Queste e altre domande sono al centro del lavoro di Tiziano Terzani ne “La Porta Proibita“, non solo una raccolta di cronache giornalistiche, ma anche di racconti di viaggio e incredibili testimonianze (come quelle dei suoi stessi figli, che in Cina fecero la scuola).
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P.S.
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3 thoughts on “Al centro della Cina c’è un cadavere che nessuno ha il coraggio di portare via”