Lei sostiene che la creatività sia legata alla «capacità di disfare ciò che l’educazione formale e informale ci ha fatto a partire dalla fanciullezza». Vuol dire che non ci può essere vera creatività – e dissidenza – se non si supera quella che definisce come «frammentazione della conoscenza»?
Le porto il mio esempio: ho studiato medicina, ma una medicina impermeabile al resto delle discipline, separata dalla filosofia, dalla religione, dalla politica, dall’economia. Così, sono diventata un medico ignorante di ciò che mi accadeva intorno, proprio perché educata secondo i criteri della frammentazione della conoscenza. La creatività, invece, è lo sforzo volto a disfare questa frammentazione e a riconnettere tutti gli ambiti separati. Che ci sia bisogno di farlo lo dimostrano i fatti: molte delle malattie derivano dalla povertà, e la povertà è una questione essenzialmente politica, perché nasce dalle scelte politiche che rendono alcuni poveri e altri ricchi. Per poter essere dei buoni dottori, perciò, occorre “mettere insieme” le discipline in genere distinte; e per poter essere degli scrittori creativi occorre superare la falsa distinzione tra fiction e non fiction, tra narrativa e saggistica o autobiografia.
http://it.wikipedia.org/wiki/Nawal_Al_Saadawi